Le differenze tra le due pedane si valutano sia in termini di realizzazione costruttiva che di finalità di impiego.
Le pedane vibranti classiche, le prime ad essere realizzate e vendute al grande pubblico, utilizzano la modalità di vibrazione verticale, dove il piatto sul quale ci si appoggia muove continuamente dal basso verso l’alto, con un su e giù ciclico, con frequenza variabile, ed una escursione, cioè la distanza tra il punto più alto ed il punto più basso raggiunto, di pochi millimetri. La pedana quindi, ad un osservatore esterno, durante il funzionamento apparirebbe sostanzialmente ferma, sebbene l’utente, in quel momento, ne avverta distintamente il sussulto verticale. Differenziare la frequenza, variando quindi il numero di volte che il piatto vibrante sale e scende nell’unità di tempo, permette di ottenere obiettivi anche molto diversi, che spaziano dalla riabilitazione post traumatica, al dimagrimento, alla estetica, al potenziamento, nelle varie forme che tali obiettivi possono assumere. L’allenamento neurovibrazionale può trovare applicazione sia come unica risorsa di trattamento, che in associazione ad altri protocolli, e quindi come complemento di altre forme di allenamento. Si presta all’uso da parte di soggetti anziani, di soggetti non allenati, di soggetti in sovrappeso, di soggetti con handicap traumatici. La molteplicità delle posizioni che si possono assumere sulla pedana consente di intervenire su distretti muscolari anche nettamente delimitati, e permette naturalmente di variare anche l’angolo di attacco. Una stessa porzione muscolare può quindi essere raggiunta da esercizi differenti, ma tra loro complementari, adatti ad ottimizzare la resa del trattamento vibratorio, e la visibilità degli effetti. L’allenamento con le vibrazioni verticali, e tutte le sue implicazioni, è stato in assoluto il primo ad essere studiato in ambito scientifico. Molteplici sono le sperimentazioni condotte su tale sistema di condizionamento, con sviluppo di macchine e software da parte di grandi aziende del medicale e del fitness.
Le basculanti, dette anche oscillanti, utilizzano invece la modalità di vibrazione laterale, con piano di appoggio che oscilla periodicamente da un lato all’altro, scendendo prima a destra e poi a sinistra.
Per meglio comprenderne il meccanismo, si può suggerire l’immagine del dondolo per bambini, dove i due bimbi sono seduti agli estremi, uno opposto all’altro, e quando uno sale, l’altro scende. Si provi quindi, a questo punto, a pensare di essere in piedi, al centro, su quel dondolo, ed avvertire questo movimento di saliscendi. Immaginiamo ora di aumentare la escursione tra punto minimo e massimo di movimento della pedana. Supponiamo quindi il lato destro che scende, rispetto alla linea orizzontale, di 10 cm. e, contemporaneamente, il lato sinistro che sale, rispetto alla orizzontale, di 10 cm. E’ evidente che, ponendo di essere in piedi nel punto di mezzo della linea che collega lato destro e lato sinistro, il movimento della pedana porterà tutto il corpo a oscillare da destra a sinistra come fosse un pendolo.
Le potenzialità d’impiego vengono forzatamente ridotte, causa la necessaria capacità di equilibrio che l’utente deve comunque avere per affrontare con sicurezza una seduta di allenamento. Non si adatta quindi alle esigenze di anziani, soggetti fortemente sovrappeso, o soggetti traumatizzati. La posizione di lavoro consentita è praticamente solo quella eretta, altre poche limitate posture sono possibili, ma, per ovvi motivi, questo limita conseguentemente le aree di intervento del trattamento. Le indicazioni d’uso fanno soprattutto riferimento a obiettivi di riduzione del peso corporeo, e ad un generico ripristino di forma fisica. Esistono poi le basculanti a bassa escursione, di nuovissima generazione, dove lo spostamento è minimo e non genera assolutamente sensazioni di vertigine o smarrimento dell’equilibrio. Il riferimento bio-dinamico di queste macchine è il gesto compiuto dall’uomo durante la deambulazione. L’obiettivo è stimolare quei particolari recettori presenti nel corpo umano in grado di promuovere un generico benessere fisico, e che paiono particolarmente legati al gesto di camminare. Queste macchine possono, per certi versi, essere assimilate alle pedane vibranti verticali per tipologia di trattamento ottenibile e funzionalità. La scelta quindi si può effettuare sulla base di una personale inclinazione verso un tipo di vibrazione o l’altra.
Un ultima nota riguarda la rumorosità di funzionamento. Una vibrante ben realizzata è pressochè esente da rumore, sia come produzione diretta, che come fenomeno indotto dalla vibrazione.
E’ invece connaturata alla basculante una certa pressione acustica, in particolare come effetto della vistosa oscillazione laterale (fatta eccezione per i modelli a ridotta escursione). E’ infine consigliabile appoggiare la pedana basculante su un materassino antivibrazioni (uno di quelli impiegati per i tapis roulant).
L’allenamento vibratorio è praticato da oltre 70 anni e gli studi e sperimentazioni fin qui realizzati si sono tutti assestati sulla vibrazione verticale. La vibrazione laterale (basculante) è divenuto un fenomeno recentissimo, dopo l’evidente successo di pubblico della pedana vibrante, unicamente voluto da aziende che, per soli interessi commerciali, desideravano poter affermare che tale modalità è più efficace e sicura dell’altra. Ma il buon senso, e un minimo di nozioni, spiegano che le cose stanno in modo diverso. Si pensi semplicemente a questo: lo spostamento in verticale in una pedana a vibrazione verticale è di soli 2-4 mm, mentre lo spostamento, dal punto più alto al punto più basso, in una pedana basculante (del tipo spesso presente nei centri estetici), è 10-16 mm. Si aggiunga anche che, nel secondo caso, tale movimento avviene come su una altalena, con l’evidente effetto di sventolamento della testa, e un forte scuotimento laterale di tutto il corpo. Non si deve avere una laurea in medicina per capire che tale condizione non giova affatto a chi lamenta, ad esempio, fastidi articolari e al rachide (praticamente la quasi totalità dei soggetti che intendono usare l’allenamento vibratorio). Ed è talmente noto questo effetto, il quale costringe a tenersi saldamente al manubrio della pedana, che si sconsiglia l’uso in posizioni diverse da quella eretta. E’ difatti chiara la necessità di dovere controllare continuamente la posizione, per mantenere un equilibrio accettabile e sicuro. Si valuti dunque, oltre alla scarsa agibilità, anche la forte limitazione di impiego di questo tipo di attrezzo.
Per contro, tra gli impieghi delle pedane vibranti verticali, viene molto apprezzato proprio quello di tipo riabilitativo, e terapeutico, per la sua azione dolce, ma profonda, non lesiva di articolazioni e legamenti, e adatta al trattamento della stragrande maggioranza di possibili utenti. Voglio ancora aggiungere che talune aziende, oggi, si sono indirizzate a realizzare macchine basculanti di nuova generazione, con escursione limitata a 3-4 mm. Alla verifica dei fatti un tale spostamento non rende impegnativo l’uso della pedana e non crea limitazioni. E nemmeno l’utente è in grado di accorgersi di essere su una pedana basculante anzichè vibrante. Ma allora, che senso ha? sfruttiamo tutti i benefici dell’allenamento vibratorio con una macchina che applica in pieno tutte le nozioni acquisite in questi 70 anni, e ne ricaveremo solo benessere.